La certosa di Calci (Pisa)
La Certosa di Calci, Nel Fondata 1366, Sorge una circa 10 Chilometri da Pisa, ed E situata in Una valle di grande valenza paesaggistica, detta ONU tempo “Valle Graziosa”. La Certosa, soppressa a causa delle legge napoleoniche (1808), il Passo al demanio dello Stato, ma nonostante this Continuo ad Ospitare L’Ordine Certosino, Fino al 1972.
LA CERTOSA DI PISA:
La Certosa, si divide Tra ambienti Destinati ai Padri, dediti alla preghiera, ed ambienti Destinati alle attività produttive gestite Dai conversi.
I Padri dividevano il Loro tempo di tra la solitudine, Nella cella e nel chiostro, e la vita comunitaria, svolta Nella chiesa, il capitolo e il refettorio.
Attualmente la Certosa, DEVE il Suo Aspetto una successiva steps di ampliamento e di accrescimento, avvenute sopratutto Nel XVII Secolo.
La Certosa ì dati Stata in consegna alla Soprintendenza per i Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici di Pisa, ed E visitabile interamente quasi. NEGLI ambienti, Che tempo ONU erano Destinati ad Ospitare le attività produttive e artigianali (Quali Granai, cantine, botteghe dei fabbri, dei falegnami, ecc.), Attualmente ha sede il Museo di Storia Naturale e del Territorio dell’Università degli Studi di Pisa .
La Certosa di Pisa, popolarmente Indicata venire Certosa di Calci, ë situata a margine del popoloso, omonimo borgo.
Tutto si svolge Attorno la suggestiva quinta naturale della Valgraziosa, Sovrastata Dalle cime Più alte del Monte Pisano e dall’inconfondibile Rocca della Verruca.
La Certosa, trecentesca Nelle origini, Rivela Oggi ONU Aspetto marcatamente barocco.
Al Suo interno e Stato sistemato il Museo di Storia Naturale e del Territorio.
Storia della Certosa Monumentale di Calci(Pisa)
La Certosa di Calci presso Pisa è un complesso monastico certosino fondato nel 1367 e ampliato nel corso dei secoli XVII e XVIII. Nel 1634 l’architetto fiorentino Matteo Nigetti, allievo e collaboratore di Bernardo Buontalenti, progetta il grande chiostro intorno a cui si distribuiscono le celle dei padri. Tra il 1764 e il 1797 il priore Alfonso Maggi avvia una fase di importanti lavori di ampliamento e decorazione che trasformerà la Certosa in una delle testimonianze di arte e architettura settecentesche più significative della Toscana. Divenuto di proprietà demaniale nel 1866, il complesso è stato dichiarato monumento nazionale. Oggi ospita da una parte il Museo di Storia Naturale e del Territorio e dall’altra il Museo Nazionale della Certosa monumentale.
Storia
Collocata in Valgraziosa in posizione isolata rispetto al vicino centro abitato, la Certosa di Calci fu fondata nel 1367. La sua costruzione, autorizzata dal vescovo pisano Francesco Moricotti, fu sostenuta economicamente da alcune nobili famiglie pisane.
Delimitata l’area di clausura con un recinto, lo spazio fu organizzato secondo i principi certosini. Le celle dei monaci furono costruite per addizione progressiva di moduli unitari che si affacciavano sul primo chiostro grande. Nel 1374 fu iniziata la costruzione della chiesa, a fianco della quale furono costruite la sagrestia e le cappelle. Furono quindi aggiunte le strutture necessarie alla vita certosina: il refettorio, la foresteria, la sala capitolare, il piccolo chiostro capitolare, il dormitorio dei conversi, la cucina, le officine e gli annessi rurali.
Tra la fine del Trecento e i primi anni del Quattrocento l’architetto Piero di Giovanni da Como, che aveva già seguito i lavori di costruzione della chiesa, ne realizzò la facciata di marmo. Del suo lavoro oggi rimangono poche tracce visibili nei costoloni delle volte ogivali e nei profili ogivali delle finestre laterali. Tra il 1455 e il 1456 i maestri comacini Giovanni e Andrea realizzarono la scala della chiesa. Negli anni seguenti gli stessi lavorarono al campanile, alle volte, al coro.
I lavori in Certosa proseguirono per tutto il Quattrocento. Furono edificate altre celle e si sistemarono orti e giardini, tracciando recinti e vie d’acqua. Tra il 1470 e il 1475 i fratelli Lorenzo e Bartolomeo di Salvatore, scalpellini di Settignano, realizzarono il chiostro capitolare e la loggetta del priore.
Nel XVI secolo i lavori strutturali erano ormai conclusi. Alla fine del secolo fu avviata un’intensa fase di decorazione degli ambienti principali. Il pittore Bernardino Poccetti fu incaricato di affrescare il refettorio e la chiesa conventuale e di realizzare alcuni quadri per gli altari. La maggior parte dei suoi lavori sono andati distrutti nella ristrutturazione settecentesca della Certosa.
Tra il 1601 e il 1613 il priore ferrarese Teofilo Caucchi avviò una fase di lavori migliorativi alle fabbriche antiche. Nel 1608 il maestro Orazio Bergamini da Carrara venne pagato per il disegno degli altari e della facciata della chiesa, che fu iniziata solo nel 1709 e compiuta nel 1780. Lo stesso Bergamini realizzò anche la cisterna in marmo del chiostro capitolare. Nel 1614 iniziò la ricostruzione del chiostro granducale, trasformato in una spettacolare struttura con pozzo a due piani, e nel 1633 si sostituì il trecentesco chiostro grande con una nuova struttura più ampia e magnificente. L’idea di questo chiostro è attribuita al monaco procuratore don Feliciano Bianchi che, ispiratosi ai principi del trattato L’idea dell’architettura universale di Vincenzo Scamozzi, incaricò l’architetto fiorentino Matteo Nigetti di disegnarlo nei dettagli. I marmi con cui fu costruito il chiostro e realizzata anche la nuova fontana posta al suo centro, furono acquistati a Carrara da Andrea Monzoni e messi in opera dal maestro scarpellino Giovanni Battista Cambi.
Nell’ultimo quarto del XVII secolo la chiesa fu ristrutturata, perdendo definitivamente la fisionomia trecentesca e l’apparato decorativo cinquecentesco. Furono aperte nuove finestre, intrapreso un esteso programma decorativo delle pareti e aggiunte nuove opere d’arte. I fratelli Bergamini di Carrara realizzarono l’altare in preziosi marmi policromi; il figurista Stefano Cassiani affrescò la cupola e le pareti della zona presbiteriale aiutato dai quadraturisti Giovanni Battista e Gerolamo Grandi; successivamente i fratelli bolognesi Antonio e Giuseppe Rolli e i quadraturisti Antonio e Rinaldo Guidi proseguirono la decorazione nelle pareti del coro dei monaci con scene dell’Antico Testamento; nel 1681 Baldassare Franceschini dipinse la tela dell’altare raffigurante S. Bruno che offre la Certosa di Pisa alla Madonna. La bottega di Andrea Vaccà di Carrara realizzò il pavimento della chiesa e l’Angelo per il lettorino del Vangelo. Tra il 1748 e il 1758 Angiolo Somazzi e Carlo Antonio Ferri decorarono alcune cappelle con motivi a stucco. Nel 1760 la chiesa venne finalmente consacrata.
Nel 1764 il priore Alfonso Maria Maggi avviò una nuova fase di ampliamento e decorazione della Certosa. Regista di questa trasformazione fu l’architetto Niccolaio Stassi che nel 1765 realizzò all’interno delle mura il cortile d’onore e all’esterno la nuova piazza a semicerchio. Tra il 1769 e il 1790 progettò e costruì i fabbricati a lato della chiesa uniformandone i prospetti frontali, la foresteria granducale, le officine e i giardini. Aggiunse quindi le stalle, il granaio, il loggione, la lavanderia, l’olivaio e le rimesse.
Tra il 1770 e il 1780 circa il priore Maggi commissionò al pittore Pietro Giarré un esteso programma d’affreschi che andarono a decorare gli ambienti del refettorio, del capitolo, dei corridoi e delle foresterie.
Nel 1783 furono ampliati i dormitori, alle cappelle furono aggiunti nuovi altari e rinnovati i pavimenti con marmette bianche e nere creanti motivi prospettici. Giuseppe Ferri realizzò gli stucchi nella spezieria e in altri locali. Fu iniziata e non terminata la costruzione del nuovo campanile.
Nel 1808, durante il regime napoleonico, la Certosa fu soppressa e i suoi arredi più preziosi furono venduti o dispersi. Nel 1814 i monaci poterono tornare nel monastero che fu rinaugurato nel 1818 sotto il titolo dell’Assunzione di Maria Vergine, S. Giovanni evangelista e S. Gorgonio martire.
Nel 1866 la Certosa fu definitivamente soppressa dallo Stato italiano, che ne divenne proprietario. I Certosini vi mantennero tuttavia la residenza svolgendo il ruolo di conservatori del complesso, che nel 1869 fu dichiarato monumento nazionale. A partire da questa data la parte ritenuta ‘non monumentale’ della Certosa fu adattata a diversi usi: dopo vari tentativi di trasformazione in manicomio, fu affittata come luogo di soggiorno per le educande del conservatorio S. Anna di Pisa. Tra il 1915 e il 1921 divenne un ospedale di riserva per i prigionieri di guerra, sotto l’amministrazione degli ospedali di S. Chiara di Pisa. Alla fine di questa gestione la Certosa necessitava di urgenti restauri.
A partire dal 1923 il Ministero della Pubblica Istruzione si adoperò per promuovere l’apertura della Certosa come Museo nazionale; l’idea fu concretizzata solo nel 1972, quando i monaci certosini abbandonarono definitivamente il complesso.
Nel 1979 la Direzione Generale del Ministero delle Finanze formalizza la concessione in uso gratuito e perpetuo di una parte della Certosa (dichiarata ‘non monumentale’) all’Università di Pisa che nel 1986 aprì in quegli spazi un Museo di storia naturale.
La certosa di calci Pisa